Silvio Viale (Presidente Radicali Italiani e consigliere comunale a Torino) e Igor Boni (Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta) hanno inviato ieri al sindaco Fassino, al presidente del Consiglio Comunale Ferraris e ai capigruppo la seguente lettera aperta:
Domani la Città di Torino celebrerà il “Giorno della Memoria”, anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz (27 gennaio 1945). In occasione delle precedenti celebrazioni, abbiamo tentato di portare alla Vs. attenzione la figura di Marek Edelman (1919-2009): ebreo polacco, militante del Bund (partito socialista dei lavoratori ebraici), vicecomandante della rivolta del Ghetto di Varsavia. Edelman, medico cardiologo, ha continuato nella Polonia del dopoguerra la sua militanza socialista anticomunista (per questo perse ben due volte il lavoro in ospedale). Divenne poi uno dei più ascoltati consiglieri di Solidarnosc (fu anche imprigionato dal regime del generale Jaruselzski), fu una delle massime menti laiche dell´opposizione democratica, e partecipò alla Tavola rotonda, il negoziato del 1989 tra Solidarnosc e la giunta militare-comunista, che permise la transizione nonviolenta dal socialismo reale alla democrazia. Dal 1989 al 1993 fu deputato alla Dieta polacca. Negli anni ’90 del secolo scorso Edelman denunciò in modo forte e chiaro le stragi che stavano avvenendo nella Sarajevo assediata dai serbi, richiedendo all’Occidente di intervenire, di non rimanere ignavo alla finestra. Marek Edelman ha ricapitolato la sua straordinaria esistenza nel libro “Il guardiano” (Sellerio, 1998); sono usciti postumi due altri suoi libri, “C’era l’amore nel ghetto” (Sellerio, 2009) e “Arrivare prima del Signore Iddio” (La Giuntina, 2009).
Quest’anno il ricordo di Marek Edelman si assomma ad una altra ricorrenza: il 70° anniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia (dal 19 aprile al 16 maggio 1943), la prima insurrezione armata nell’Europa occupata dai nazisti. Durante i combattimenti persero la vita circa 7.000 ebrei polacchi; altri 6.000 morirono bruciati nelle case in fiamme o soffocati all’interno dei bunker sotterranei. I rimanenti 50.000 abitanti vennero deportati nei campi di sterminio. I tedeschi persero circa 300 uomini tra soldati e collaboratori polacchi. Dal 1945 al 2009, ogni 19 aprile, Marek Edelman si è recato a deporre un mazzo di fiori nel posto dove era iniziata la Rivolta. Il 70° anniversario cadrà proprio a ridosso delle celebrazioni della Festa della Liberazione.
Sarebbe doppiamente importante se in quei giorni la Città di Torino ricordasse sia la figura di Marek Edelman sia i suoi compagni che ebbero il coraggio di combattere contro il più potente esercito d’Europa, armati di pistole e bombe Molotov contro carri armati e lanciafiamme. Nelle nostre lettere precedenti avevamo proposto l’installazione di un cippo commemorativo in Piazza Polonia, accanto a quello che ricorda i soldati del secondo corpo d’armata polacco che negli anni 1943 – 1945 combatterono per la liberazione dell’Italia…”.