Il rischio è che i “cappelloni” di ieri siano i moralisti di oggi. Il TAR ha detto no al numero chiuso per i locali, bene, e anche per i Murazzi il bando deve essere aperto, con prescrizioni, ma senza favoritismi agli amici degli amici, di destra o di sinistra che siano. Chissà perché la “buona” cultura dovrebbe essere il pass privilegiato per le zone commercialmente più appetibili.
Questa la dichiarazione del radicale Silvio Viale, consigliere comunale eletto nel PD, alla vigilia della battaglia sui Murazzi in Consiglio Comunale lunedì.
Silvio Viale, che ha presentato degli emendamenti per permettere la diffusione della musica a basso volume nei dehors dei Murazzi nelle ore diurne e serali, ha così proseguito.
Nulla contro i gestori, di destra e di sinistra che siano, ma se ci deve essere un reset ai Murazzi deve ripartire davvero da zero senza alibi e ipocrisie. Non condivido il falso moralismo della “buona” cultura, che è poi quella che piace. Linea 77, i Subsonica e quanti altri, ai loro esordi, erano forse “buona“ cultura? Sarebbero stati considerati tali? Non temo i nuovi o i vecchi gestori. Non temo McDonald’s e non temo Eataly. Non temo i Circoli Arci, Endas o Acli che siano. Temo un certo modo di fare, molto rigido, proibizionista e talebano nei presupposti e estremamente menefreghista nei fatti. Così, non posso tacere quando leggo di appelli che in nome del “vecchio” vorrebbero gestire il “nuovo” o di osservazioni economiciste per le quali in inverno, sottolineo in inverno, si sarebbero dimezzati gli incassi per l’assenza dell’effetto traino dei locali notturni dei Murazzi. Temo soluzioni gattopardesche e talebane, gattopardesche per l’interno e talebane per l’esterno, con il desiderio di folle oceaniche senza il fastidio di quella che viene sbrigativamente bollata come “cattiva” cultura. E’ proprio vero che i “cappelloni” di ieri diventano spesso i moralisti di oggi. Se ai Murazzi servono regole nuove, bisogna cominciare dal bando, che assegnerà i locali dopo l’estate 2013, e non temere vecchi e nuovi gestori. Quel che diverrà “cultura”, buona o cattiva, che piaccia a tanti o a pochi, lo vedremo, ma intanto si rispettino le regole e si permetta la musica di giorno e di sera.