Sono stato il primo a fare osservare nei convegni, soprattutto in polemica con chi vuole abolire l’obiezione di coscienza, che il numero di medici non obiettori potrebbe essere sufficiente e a suddividere il numero di aborti per medico, per regione, per anno e per settimana, ma senza provvedimenti concreti la semplice lettura dei dati è fuorviante e strumentale. Adottando gli stessi criteri per i parti, ogni ginecologo assisterebbe 2,36 neonati a settimana. Il ministro avrebbe dovuto aggiungerlo.
Questa la prima reazione di Silvio Viale, il ginecologo torinese promotore dell’introduzione della RU486 in Italia, alla lettura della relazione annuale sulla 194. Silvio Viale, che è responsabile del servizio IVG dell’Ospedale S.Anna di Torino (3445 IVG nel 2012, 38,9% di quelli del Piemonte e 3,25% di quelli in Italia) ha aggiunto:
Non so quanti dei 1546 medici non obiettori facciano davvero le IVG e in che condizioni si trovino a lavorare, ma non ha senso pensare di garantire le IVG in tutti gli oltre 500 punti nascita italiani. Come per i parti e tute le prestazioni sanitarie la quantità è un presupposto della qualità. Per questo ritengo sterili le polemiche sull’obiezione di coscienza, se non sono accompagnate da provvedimenti concreti che individuino gli ospedali più grandi in cui concentrare le IVG, garantendo maggior personale disponibile e letti dedicati. Questo significherebbe garantire maggiore privacy, migliore professionalità e, anche, finalmente dignità e aggiornamento adeguati. Sono, ovviamente, soddisfatto che si sia iniziato a valutare il problema in termini oggettivi, partendo dai dati, piuttosto che limitarsi ad alimentare le polemiche ideologiche pro o contro l’obiezione. Infatti, come è noto, la stragrande maggioranza degli obiettori non è contro la legge (molti, una volta in pensione, iniziano a fare i certificati per le IVG), come non lo è la stragrande maggioranza dei medici non coinvolti negli aborti. Semplicemente si adattano ad un sistema che gli permette di fare un lavoro in meno, senza penalizzazioni, ma con i vantaggi conseguenti. Quando il ministro afferma che il problema dell’obiezione è legata ad “una distribuzione non adeguata degli operatori” ha ragione, ma le responsabilità sono del menefreghismo, se non dell’ostilità, della politica, dei dirigenti e dei responsabili della sanità. Per questo, vorrei che i media riportassero lo stesso calcolo per i nati, integrando la relazione del ministro. Se il ministro lo avesse fatto avrebbe, prima di tutto, notato che nel 2012 abbiamo avuto un calo della natalità del 3,35%, da 540.910 nati a 522.779 nati (per le IVG la riduzione è del 4,9%, da 111.415 a 105.968), ma soprattutto avrebbe scoperto che i 5036 ginecologi censiti dalle regioni (3490 obiettori e 1546 non obiettori) nel 2012 hanno fatto nascere in media 2,36 neonati a testa a settimana. Mi piacerebbe se il ministro fornisse le stesse tabelle, per rendere meno fuorvianti i dati sull’obiezione, e rendere un po’ di onore a quei servitori dello Stato che permettono l’applicazione di una legge, la n. 194 del 1978.
Torino, 14 settembre 2013.