Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani) e Igor Boni (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta):
Il premier Renzi puo’ abilmente bypassare la precisa domanda del corrispondente a Bruxelles di Radio Radicale, ma il problema del coinvolgimento indiretto di aziende italiane nelle sanzioni USA e UE contro aziende russe rimane sul tavolo e sarà sempre più evidente con l’inasprimento di tali sanzioni. Il caso più eclatante è quello del gasdotto in costruzione “South Stream”, il cui capitale è detenuto per il 50% dalla russa Gazprom, per il 20% dall’italiana ENI, per il 15% dalla tedesca Wintershall Holding e dalla francese Edf. Oggi leggiamo su “Repubblica” un pezzo nell’inserto “Russia beyond the headlines”, la velina internazionale che Putin riesce a far pubblicare in 22 Paesi all’interno di 26 giornali (oltre a 18 siti). Il titolo del pezzo è ottimistico “South Stream, si va verso il via libera”, ma il testo lo è molto meno: “… il destino di South Stream rimane ancora incerto. Il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini si è mostrata prudente dopo l’incontro con Lavrov, sottolineando che il gasdotto dovrà essere conforme alla legislazione comunitaria dell’Unione europea. Mogherini si è soffermata sull’importanza di quest’iniziativa per l’Italia (così come per altri paesi europei) in termini di sicurezza energetica, ma ha fatto sapere che non si possono superare le regole imposte dalla legislazione comunitaria. Il suo discorso è apparso riferirsi soprattutto al “Terzo Pacchetto Energia”, che prevede la divisione dei fornitori di gas, delle società di trasporti e di distribuzione, nonché il libero accesso di terzi alle infrastrutture di trasporto. In questo modo, seguendo queste direttive, Gazprom dovrà ricorrere per il suo gasdotto ad altri fornitori di gas. A sua volta la parte russa insiste sul fatto che il progetto South Stream è stato lanciato prima che venisse adottato il “Terzo Pacchetto Energia” e non rientra sotto la sua azione …”.
Non siamo diplomatici né avvocati ma ci pare evidente che l’argomentazione di Gazprom “South Stream è iniziato nel 2007, la direttiva europea è del 2009 per cui non vale per South Stream” è molto debole. Se a ciò aggiungiamo gli effetti delle sanzioni antirusse, è difficile trovare gente che scommetta sulla realizzazione del gasdotto.
Torino, 17 luglio 2014