Giulio Manfredi (segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta) e Silvio Viale (presidente comitato nazionale Radicali Italiani):
Abbiamo letto il ricorso della signora Borgarello e le facciamo i complimenti. La Lega ha imparato benissimo la lezione di Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, i radicali lombardi che denunciarono, nel 2010, le firme farlocche del listino regionale di Roberto Formigoni (alias “Firmigoni”).
Dalla secessione all’ “accesso agli atti”, la svolta legalitaria dei leghisti è notevole, ma meglio così.La legge è uguale per tutti. La magistratura vada avanti con l’urgenza del caso e con l’esperienza accumulata in passato. Ciò detto, è del tutto legittimo porre, a tempo debito, il problema della “prova di resistenza”, cioè verificare se togliendo le firme che dovessero risultare false o comunque invalide Chiamparino avrebbe vinto comunque.
La “prova di resistenza” fu fatta nei confronti dei voti che portarono alla vittoria di Cota e lì il conto fu presto fatto: i 27.000 voti raccolti dai “Pensionati per Cota” di Michele Giovine erano stati determinanti per la vittoria di Cota, che aveva superato la Bresso di soli 9.000 voti.
Nel caso di Chiamparino ci troviamo invece di fronte a una vittoria schiacciante della sua coalizione. La “prova di resistenza” necessita di maggiori approfondimenti ma va fatta, perchè il sistema deve tutelare i risultati elettorali e le loro conseguenze politico-amministrative, se non inficiati irrimediabilmente dai falsi.
Questo naturalmente riguarda il problema se andare o non di nuovo al voto per le regionali. Discorso diverso per l’accertamento delle eventuali responsabilità penali, che deve andare fino in fondo, ricordando che, come per Giovine, esiste la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva.
Torino, 25 luglio 2014