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Consumo di suolo, Boni: Riutilizzo aree dismesse e compensazione ecologica sono strumenti concreti contro dissesto idrogeologico

Boni: Prima che il ‘consumo di suolo’ divenga solo un nuovo slogan vuoto di contenuti, approviamo una ‘legge per la protezione del suolo’

Dichiarazione di Igor Boni (Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta)

Quando nel 2006 presentammo in Parlamento la prima legge italiana per la protezione del suolo (www.aip-suoli.it/download/varie/proposta_Mellano.pdf), seguendo la Strategia Tematica Europea, eravamo guardati con la sufficienza che si dedica agli idealisti o agli ingenui. Oggi sono numerosi i progetti di legge depositati e la lotta al ‘consumo di suolo’ è sulla bocca di tutti, soprattutto in concomitanza di eventi calamitosi come quelli degli ultimi giorni. Prima però che diventi – come molto altro – solo uno slogan vuoto di contenuti, è necessario passare dalle buone intenzioni di tanti a fatti concreti. Perciò ribadiamo l’urgenza che ogni attività di pianificazione territoriale, ad ogni livello, si basi sul riutilizzo delle aree edificate dismesse e che l’occupazione di suolo non edificato comporti l’attivazione di una ‘compensazione ecologica preventiva’ o di ‘oneri economici aggiuntivi’ da utilizzare come risarcimento del danno subito dalla collettività in seguito alla perdita delle funzioni svolte dal suolo.

Gli interventi di compensazione preventiva, come la realizzazione di nuovi sistemi naturali permanenti (siepi, filari, prati, boschi, aree umide, consolidamenti) devono realizzarsi in aree degradate per recuperarle. In alternativa devono essere pagati ai Comuni oneri aggiuntivi commisurati alla qualità dei suoli impermeabilizzati; oneri che devono confluire nel bilancio comunale in un ‘fondo di compensazione ecologica’ da utilizzare per la realizzazione di opere che migliorino lo stato dell’ambiente. Il tutto abolendo ogni possibilità per i Comuni di usare gli oneri di urbanizzazione per il pagamento delle spese correnti.

Quando avremo fatto tutto questo avremo compiuto una vera e propria rivoluzione e smetteremo lo sport indecente di scaricare responsabilità da Roma alle Regioni, dalle Regioni ai Comuni e viceversa, senza peraltro produrre reali cambiamenti sul rischio di dissesto idrogeologico.