Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani, noto per avere introdotto la RU486 in Italia esprime la propria soddisfazione per la sentenza del TAR della Lombardia, ma invita a smetterla con atteggiamenti difensivistici e invita a sostenere coloro che applicano la legge.
Silvio Viale ha dichiarato:
Che le Regioni non possano imporre limitazioni della legge era evidente. Come è altrettanto evidente che i singoli medici non possono opporsi alle imposizioni di direttori generali e direttori sanitari, se non sostenuti. Trenta anni di indifferenza hanno collocato l’aborto ai margini del sistema sanitario e della ricerca scientifica, relegando i medici non obiettori ad una sorta di volontariato a perdere, scontato per chi si dichiara favorevole alla 194 e osteggiato da chi è contrario. La sentenza del TAR della Lombardia è soprattutto una lezione per Cota, Zaia e Polverini, ma non basta. Occorre una programmazione che garantisca un numero sufficiente di aborti (sufficiente per numero, quantità e qualità) nei principali ospedali di ogni regione, fissando le quote di medici non obiettori da garantire mediante la mobilità, come è previsto dalla legge 194 del 1978. Troppo spesso si deve assistere a iniziative di difesa, certamente meritorie, ma fini a se stesse, che non pongono le donne e le loro esigenze al centro dell’iniziativa politica in modo continuativo, lontano da demagogiche ipocrisie. Molto bene la sentenza del TAR, ma ora? Non è che prima di quella delibera tutto andasse bene in Lombardia. Non si può eludere che alla Mangiagalli, un simbolo per le donne, la RU486 è utilizzata solo simbolicamente, mentre al S.Anna di Torino, nonostante Cota è usata ne 23% delle IVG.