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Lettera aperta di Igor Boni ai Dirigenti di Radicali Italiani

Cari,
ero convinto che il Comitato fosse stato fissato per il primo fine settimana di luglio e vi avrei partecipato, vedo invece che è stato convocato per metà luglio e mi sarà purtroppo impossibile prendervi parte.
Mi preme scrivervi perché sono convinto che nei prossimi mesi ci giochiamo tutto delle possibilità di proseguire il nostro percorso radicale e che vi saranno spazi da occupare, ben maggiori di quelli che son stati disponibili fino ad oggi.
Mentre la destra è ormai saldamente nelle mani di estremisti e populisti, il partito Democratico renziano conosce la sua prima vera crisi che rischia con il referendum di ottobre di aprire una deflagrazione difficilmente arginabile. In tutto questo il grillismo conquista Roma e Torino e minaccia di conquistare il Paese, se malauguratamente l’Italicum dovesse essere messo alla prova.
Lo diciamo sempre e lo dico sempre: siamo inadeguati. Inadeguati ma portatori di idee e metodi di lotta unici. L’insieme di nonviolenza, laicità, pragmaticità, ragionevolezza e visione, ci impone (impone!) di provare a guidare questa nuova fase di crisi e cambiamento, che tuttavia non possiamo e non dobbiamo leggere solo con gli occhi rivolti all’Italia o peggio a Roma, Milano o Torino.
Ho condiviso la scelta elettorale romana e milanese, così come le iniziative lanciate nell’ambito delle necessarie riforme del governo del territorio a partire dalle Città metropolitane. Tuttavia credo ormai imprescindibile per noi tornare a concentrare tutte le nostre forze su temi di valenza generale, con un respiro transnazionale o almeno europeo, nella piena consapevolezza che possiamo avere l’ambizione sfrenata di occuparci di tutto ma che sarebbe opportuno concentrare le poche forze su pochi obiettivi chiari e definiti.
 
Con questo spirito mi preme proporre tre priorità che trovo essere centrali e portatrici di molte delle cose che abbiamo in mente di fare e conquistare. Questi temi non escludono altri, come le iniziative in corso sulla legalizzazione delle droghe, le carceri, la caccia, il referendum olimpiadi, la lotta contro il consumo di suolo e via dicendo ma ritengo siano priorità assolute che devono venire prima di altro.
 
Stati Uniti d’Europa
Sono convinto che questa deve essere la nostra campagna principale, rivolta al Governo affinché si faccia promotore con noi di un’azione a livello europeo che chieda espressamente la costituzione dello Stato Federale al quale consegnare la politica estera e di difesa, le politiche sull’immigrazione, la politica fiscale ed economica, le politiche ambientali. Vale tanto più oggi dopo il risultato del referendum d’oltre manica.
Il permanere di questa situazione nella quale gli Stati nazionali continuano a mantenere gran parte delle proprie prerogative e l’Europa interviene con la Commissione che impone misure legate soprattutto all’economia non sta più in piedi. Il rischio – non sono certo io che devo segnalarlo – è quello di un ritorno agli Stati nazionali con tutto quello che questa sventura porterebbe con sé in termini di maggiore povertà per alcuni e rischi di infrangere 70 anni di pacificazione.
Solo l’Europa può essere l’antidoto ai populismi di ogni colore e natura che stanno crescendo e si stanno alimentando di questa situazione di stallo che è concime per aumentare una forza centrifuga che rischia di divenire incontenibile. Se siamo convinti che questa analisi sia corretta – e dei rischi immani ai quali potremmo andare incontro – è evidente che questa è la priorità assoluta su cui concentrarci. È quello che ho provato a dire allo scorso Congresso di Radicali Italiani, come in molte altre occasioni del passato più o meno recente.
Solo l’Europa, con frontiere comuni e guardie di frontiera europee e politiche europee sull’immigrazione e sull’accoglienza può e deve governare un fenomeno che non si fermerà domani ma che ci accompagnerà per molti anni. In tutto questo proporre di organizzare da subito navi per andare a prendere chi vuole attraversare il Mediterraneo è provvedimento impopolare ma che arriverebbe all’obiettivo di fermare l’ecatombe in corso.
Solo l’Europa può fare da contrappeso serio a una Russia che mostra giorno dopo giorno la sua arroganza e la sua voglia di espandersi, in barba a qualsiasi trattato o regola, come dimostra l’annessione illegale con la forza delle armi perpetrata in Crimea.
Proporre in questo contesto che le prossime elezioni europee si svolgano con Partiti europei (modello ALDE) ed elezione diretta del Presidente, mi parrebbe opportuno dopo gli approfondimenti e le riflessioni necessarie.
 
Riforma della legge elettorale
Il meglio è nemico del bene. Vero. l’Italicum, uscito dopo il Porcellum, è probabilmente una legge migliore dello scandalo senza precedenti che ha “selezionato” in Italia Deputati e Senatori per anni. Qui però occorre il coraggio di riprendere un tema che non è certo considerato prioritario dalla maggioranza degli Italiani, per dire a chiare lettere che il ritorno alle preferenze (che i Grillini propagandano come una panacea a tutti i mali) è una sciagura assoluta. Rappresenta il perpetrarsi di una selezione al contrario delle classi dirigenti, dando priorità e vantaggi a capibastone, clan e “famiglie” dentro ciascuna forza politica, a cominciare tra brevissimo tempo anche dal Movimento 5stelle. Il ritorno alle preferenze sarebbe peggio del Porcellum per dirla tutta.
Credo che una iniziativa istituzionale, con l’aiuto di Roberto Giachetti se è disponibile, di interlocuzione con le frange più avanzate del PD e di quel che resta del Centrodestra liberale di questo Paese sia urgente. Anche solo il ritorno al Mattarellum sarebbe una cura di molto migliore rispetto all’attuale situazione, che rischia di dare in mano al peggiore dei populismi l’intero Paese per la testarda arroganza del Governo Renzi, che su questo tema pare non voler comprendere e sentire ragioni. Oggi, con i risultati dei ballottaggi che prefigurano cosa potrebbe accadere a livello nazionale, qualche crepa potrebbe essersi aperta per arrivare al maggioritario uninominale a un turno. Io penso dovremmo provarci. Peraltro la Mozione Giachetti poteva farci percorrere un’altra strada ma dallo stesso PD di allora arrivarono veti che oggi paghiamo salati.
 
Diritti umani
“Radicali”, per quanto mi riguarda, significa lotta per i diritti umani. Credo dovremo riprendere il filo di iniziative che, partendo da casi specifici, sappiano comunicare come la questione del rispetto dei diritti umani nel mondo sia il primo dei pilastri da conquistare, proteggere e promuovere. La questione dei diritti e della democrazia, insieme alla libertà di mercato e di impresa, che abbiamo ben declinato per decenni, sono elementi strettamente connessi al dossier immigrazione. In un Paese come l’Italia, che per la prima volta da anni vede un decremento della propria popolazione (dopo molti anni di crescita zero o zero virgola), continuiamo a importare raccoglitori di pomodori dal nordafrica che paghiamo in nero piuttosto che importare i pomodori in nome di un protezionismo che ha come unico effetto di affamare intere popolazioni. Protezionismo spesso condito con terzomondismo ipocrita che non si può sentire. Anche questi sono muri da abbattere. Legare i diritti alla democrazia e alla libertà di mercato è un’operazione radicale che proprio ora dovremmo ricominciare a fare con vigore, per contrastare le vergognose prese di posizione contro l’immigrazione che vengono da destra e un certo buonismo di sinistra che è l’altra faccia della stessa medaglia.
 
C’è poi la questione interna alla casa radicale. Io – per mia fortuna – non ho vissuto le dinamiche di Torre Argentina. Ho fatto politica con molti compagni nelle periferie del nord-ovest, abbastanza (anche se a volte non troppo) lontano dal volo di coltelli per poter proseguire senza particolari ferite nell’azione e mantenendo inalterata la passione per la politica radicale.
La sensazione è che il solco che si è ormai creato tra i sostenitori (per sintetizzare) del PRNTT e quelli di RI e Associazione Luca Coscioni sia incolmabile. Non si tratta di visioni politiche differenti – quelle ci sono ma sono ormai più un pretesto a mio parere – ma di dinamiche e contrasti più personali che altro, i quali hanno raggiunto livelli di non ritorno.
Ho sempre pensato e scritto che avremmo dovuto essere capaci di mettere insieme le poche forze che abbiamo e lottare uniti per obiettivi comuni, provando a sommare le energie, piuttosto che utilizzarle gli uni contro gli altri. In una lunga lettera aperta del 2005 lo scrissi e fui “massacrato”, eppure gran parte di quei nodi è ora arrivato al pettine in modo evidente per tutti. C’è chi come Sergio Ravelli non perde occasione per ricordare, travisandolo, quel testo anche se, appunto, pare non averlo compreso fino in fondo.
In questa dinamica “malata” si inserisce ora Giovanni Negri con la sua “Marianna”. Io prendo questa novità con curiosità e attenzione perché Giovanni è persona di grande intelligenza e capacità e chi leggesse questo ritorno in campo semplicemente con fastidio o sospetto credo commetterebbe un grosso sbaglio. Certo, se questa vicenda dovesse aggiungere un nuovo tassello di contrasti, nell’intricata rete di scazzi radicali, allora avrebbe forse come unico risultato di portare a termine più rapidamente una storia, sulla falsa riga di quanto accaduto ai Socialisti dopo la morte di Bettino Craxi. Se invece, come spero, fosse fonte di nuove riflessioni e di nuove energie, potrebbe invece anche essere un pezzo della soluzione.
Chiedo a ciascuno di noi di guardare con approccio laico e pragmatico anche le vicende interne e di valutare queste proposte e riflessioni.
 
Con affetto.
 
Igor