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PETIZIONE REGIONALE PER PROMUOVERE “PROGETTI PILOTA” DI COLTIVAZIONE CANNABIS TERAPEUTICA

PETIZIONE AL CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE:

“INCENTIVAZIONE PRODUZIONE FARMACI CANNABINOIDI

MEDIANTE LA PROMOZIONE DI PROGETTI PILOTA”

 

 

 

Al Presidente del Consiglio Regionale

Ai Consiglieri Regionali

del Piemonte

 

Con la presente petizione l’Associazione radicale Adelaide Aglietta, da me rappresentata, intende porre alla Vostra attenzione una situazione paradossale: l’utilizzo della cannabis a fini terapeutici, in Italia, non è illegale bensì regolamentato da anni da precise disposizioni di legge. Con un decreto del 2007 (decreto ministeriale n. 98 del 28 aprile 2007), il ministro della Salute Livia Turco ha riconosciuto l’efficacia terapeutica del Thc, il principale principio attivo della cannabis, e di altri due farmaci analoghi di origine sintetica, il Dronabinol e il Nabilone. Queste tre sostanze sono state nella tabella II sezione B del decreto del presidente della Repubblica n. 309/90 (Testo Unico delle leggi sugli stupefacenti), oggi “tabella dei medicinali”, ovvero quella che – nella classificazione di tutte le sostanze psicotrope – indica quelle che hanno attività farmacologica e sono pertanto utilizzabili in terapia. Nel febbraio del 2013 un ulteriore decreto (n. 33/2013), firmato dal ministro della Salute Renato Balduzzi ha riconosciuto la liceità dell’uso farmacologico dell’intera pianta della cannabis. Se il decreto Turco del 2007 ha aperto la strada ai farmaci di origine sintetica, il decreto Balduzzi ha ammesso anche quelli a base naturale. Il provvedimento ha ottenuto il parere favorevole dell’Istituto superiore di sanità, del Consiglio superiore di sanità e del Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri.

Se da una parte, però, la legge italiana riconosce lo statuto di farmaco alla cannabis, dall’altra la possibilità di cura è ostacolata da altri divieti che interessano questa sostanza, innanzitutto il divieto di coltivazione. Nonostante la nuova formulazione delle sostanze psicotrope emanata a marzo scorso dal governo abbia sancito la separazione della cannabis dalle droghe pesanti (che si trovano in tabella I), di fatto queste continuano ad essere equiparate nei divieti, a partire proprio dal divieto di coltivazione (art 26 D.P.R.. 309/90).

In deroga a tale divieto, però, il ministero della Salute, secondo le disposizioni dell’articolo 27 del già citato testo unico sulle droghe, può rilasciare autorizzazioni sia per la coltivazione di cannabis per scopi scientifici e di ricerca (come ha fatto ad esempio per il Centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo), sia per l’impiego sia per una eventuale trasformazione della materia prima cannabis in medicinale.

Nessuna azienda farmaceutica italiana ha tuttavia richiesto tale autorizzazione. Non essendo disponibili sul territorio nazionale, dunque, i medicinali di origine vegetale a base di cannabis devono essere importati dall’estero, con un iter burocratico che prevede numerosi passaggi e che risulta irto di ostacoli e blocchi. Una coltivazione sul territorio nazionale renderebbe invece i farmaci cannabinoidi più facilmente reperibili ed a costi più contenuti. Le proposte in questo senso arrivano da più parti e c’è chi, come i pazienti dell’associazione “LapianTiamo” di Racale (Le) – vedi intervista ad Andrea Trisciuoglio: http://www.lastampa.it/2014/09/06/italia/cronache/per-la-mia-terapia-non-dovr-pi-pagare-gli-spacciatori-oX85kV5Ywk4KJgHKfVmjIL/pagina.html – propone la possibilità di auto coltivazione per i malati, e chi, come il presidente della commissione diritti umani dl Senato, Luigi Manconi, ha indicato la soluzione nell’avvio di una coltivazione controllata direttamente dal ministero della Salute, che sarebbe possibile realizzare presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM). Ricordiamo che già il governo Berlusconi, nel 2010, aveva fatto proprio un ordine del giorno presentato dagli allora senatori radicali Perduca e Poretti, che chiedevano già allora quanto richiesto dal senatore Manconi. Lo scorso 18 settembre, il Ministro della salute Beatrice Lorenzin e il Ministro della difesa Roberta Pinotti hanno presentato e sottoscritto pubblicamente l’accordo di collaborazione per l’avvio di un progetto pilota per la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis. Il testo dell’accordo è disponibile al link:

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_1737_listaFile_itemName_0_file.pdf

L’accordo è un concreto passo in avanti per garantire un concreto “diritto di accesso” dei cittadini ai farmaci cannabinoidi. Ma sono possibili ed auspicabili altri passi in avanti. Leggendo il testo del documento, si evince che non sancisce alcun monopolio sulla coltivazione e produzione dei farmaci cannabinoidi da parte del SCFM. A tale proposito si riporta anche questa dichiarazione dell’Agenzia Industrie Difesa, che gestisce lo stabilimento Chimico farmaceutico di Firenze: “La produzione di farmaci potrebbe avvenire anche utilizzando materie prime di provenienza esterna” (fonte: “L’Espresso”).

Nel frattempo, ben 11 regioni italiane hanno introdotto dei provvedimenti che riguardano l’erogazione di medicinali a base di cannabis. Le Regioni sono: Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Umbria, Basilicata ed Emilia Romagna. Le normative regionali convergono tutte nel disciplinare l’erogazione dei medicinali a carico dei propri Servizi sanitari regionali (Ssr), ma sotto altri aspetti presentano una notevole disomogeneità: in alcuni casi i provvedimenti si limitano semplicemente a recepire quanto già stabilito dalla normativa nazionale, altrove sono previste specifiche campagne di informazione per il personale medico, oppure sono previsti degli appositi capitoli di spesa nei bilanci regionali per garantire le disposizioni dei testi, mentre in altri casi ancora le regioni hanno stabilito l’avvio di progetti pilota per la coltivazione a scopi terapeutici.. Il rischio maggiore comunque è che tutte queste leggi restino dei provvedimenti bandiera”, visto che spesso all’approvazione delle delibere non segue l’attuazione. Basti pensare che nel 2013 solo 60 pazienti in tutta Italia sono riusciti ad accedere a terapie a base di farmaci cannabinoidi. 

Per cercare di contrastare questa indubbia ipocrisia (tante leggi, pochi pazienti), abbiamo deciso di sottoporre alla Vostra attenzione il testo della legge regionale più recente approvata in materia, la legge regionale 1 agosto 2014, n. 33, approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale della Puglia il 22 luglio scorso; naturalmente la legge pugliese è stata da noi adattata alla situazione piemontese. Il nocciolo del provvedimento consiste nell’affidamento da parte della Giunta Regionale di un “progetto pilota”  al fine della produzione di medicinali cannabinoidi mediante coltivazione della cannabis presso l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA) di Torino e/o presso l’Istituto Bonafous di Chieri (TO) e successivo inoltro della cannabis coltivata allo Stabilimento chimico farmaceutico militare (SCFM) di Firenze, deputato alla produzione di farmaci cannabinoidi. Acquistare il farmaco all’estero costa tra i 15 e i 20 euro al grammo; se fosse prodotto in Italia, il costo di produzione stimato sarebbe circa 1,55 euro al grammo. Sarebbero in questo modo decimati i costi per il Servizio Sanitario nazionale (pagato da tutti i cittadini contribuenti) e sarebbero decimati i tempi di attesa del farmaco (che vanno ora da 2 giorni a 2 mesi).

La proposta di legge seguente è breve e concisa; sarebbe quantomai importante che eventuali modificazioni ed integrazioni non ne snaturassero la precisa finalità.

LEGGE REGIONALE

“Introduzione di sperimentazione di medicinali da cannabinoidi attraverso la promozione di progetti pilota”

Art. 1 (Progetto pilota)

1. La Giunta regionale, al fine di ridurre il costo dei medicinali cannabinoidi importati dall’estero e i tempi di attesa per i pazienti, è autorizzata ad avviare azioni sperimentali in forma di progetto pilota al fine della produzione di medicinali cannabinoidi mediante coltivazione della cannabis presso l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA) di Torino e/o presso l’Istituto Bonafous di Chieri (TO) e successivo inoltro della cannabis coltivata allo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, deputato alla produzione di farmaci cannabinoidi.

2. Al fine di cui al comma 1, la Giunta regionale è altresì autorizzata ad attivare parrtnership di ricerca e valutazione, prodromici alla produzione da parte di soggetti autorizzati secondo la normativa vigente, con università del Piemonte, associazioni degli utenti e altri soggetti portatori di interesse e/o di specifiche competenze.

Art. 2 (Centralizzazione e monitoraggio)

  1. Al fine di ridurre le spese connesse all’acquisto e alla preparazione di medicinali cannabinoidi, la Giunta regionale verifica, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, la possibilità di centralizzare acquisti, stoccaggio e distribuzione alle farmacie ospedaliere abilitate, avvalendosi di strutture regionali.

Art. 3 (Risultati della sperimentazione)

1. La Giunta regionale, dopo un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge e per gli anni successivi, relaziona in Consiglio sui risultati della sperimentazione.

Art. 4 (Norma finanziaria)

1.  La presente legge non comporta alcun onere a carico del bilancio regionale.

 

Certo che il Consiglio regionale saprà utilizzare al meglio quanto contenuto nella presente petizione, invio distinti saluti.

 

Torino, 23 settembre 2014

 

Giulio Manfredi

(segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta)